La lotta con i chilogrammi di troppo affligge e condiziona sempre più persone, la cui speranza di dimagrire rimane spesso ingabbiata in una strada senza uscita.
Chi è sovrappeso raramente intraprende un percorso di dimagrimento univoco e risolutivo, ma si disperde in più tentativi infruttuosi di dieta, dai risultati parziali e temporanei.
Non è cosa infrequente, infatti, assistere al fenomeno di dieting ovvero di numerose diete che si susseguono dando luogo ad un pericoloso andamento del peso a yo-yo, in cui i chili si perdono e poi si riacquistano con un notevole stress psicofisico.
Spesso questo avviene poiché ci si affida a diete avventate, non si tiene conto della naturale fisiologia del percorso di dimagrimento e si desidera, prima ancora che dimagrire bene, farlo in fretta.
Alimentarsi non serve solo a nutrire il corpo, ma procura anche piacere dei sensi e del convivio. Numerose evidenze scientifiche dimostrano, inoltre, che alcuni alimenti, specie se dolci, grassi o salati possano avere un ruolo psicoattivo, scatenando la ricerca del godimento edonistico. L’associazione cibo e piacere ha motivazioni squisitamente evolutive ed è legata alla sopravvivenza. L’alimento così può divenire mitigatore di ansie, compensativo di frustrazioni e solitudine. C’è chi è arrivato ad ipotizzare che una la dipendenza da cibo sia possibile, al pari di alcol, gioco d’azzardo o droghe. Il proliferare dei cibi obesogeni e il quotidiano stress potrebbero, dunque, contribuire alle ragioni del perché mangiamo troppo e non riusciamo a smettere.
Come si può controbilanciare la propensione dell’uomo verso il piacere del cibo e fare in modo che non torni indietro con il boomerang dell’obesità? Per far questo piuttosto che limitarci alla ricerca della dieta perfetta, sarebbe ancora più utile usare la “testa” e ragionare su ogni singola tappa del percorso di dimagrimento. Questo consente di prevenire o di affrontare al meglio le possibili criticità, di allenare costantemente la personale motivazione e di sapere cosa aspettarci dal futuro, quando la dieta sarà “finita”.
Alcuni punti chiave del dimagrire usando la testa, sui quali bisognerebbe ragionare sono:
La dieta che funziona è una palestra per il futuro. Prima ancora di iniziare, bisogna sapere da subito come si concluderà il percorso. Non esiste nessun metodo di dimagrimento che ci garantisca, finita la dieta, di riprendere a mangiare senza regole. Quindi è bene partire già preparati al futuro con una “cattiva” e una “buona” notizia. La “cattiva” notizia è che la dieta non si lascerà mai e diverrà nel tempo uno stile di vita. La “buona” è che quando non dovremo più perdere il grasso in eccesso, nel fine settimana (ad esempio) potremo mangiare di più e stare rilassati.
La dieta che funziona è quella che si riesce a fare. Proprio perché sarà la nostra dieta, dobbiamo immaginarla non come un supplizio, ma in modo che sia pratica e compatibile con il nostro stile di vita.
La bilancia non è tutto. Non necessariamente la riduzione del grasso corporeo, correla con la velocità dei chilogrammi persi. Questo non accade ad esempio se la persona pratica sport e incrementa (con vantaggio) la sua massa muscolare o se la persona è disidratata e inizialmente deve colmare un deficit di liquidi corporei. Pertanto è inutile concentrarsi sulla bilancia e scoraggiarsi se non risponde (apparentemente) alla dieta, meglio sarebbe sostituirla con un centimetro.
La dieta dovrebbe preservare la convivialità. Un regime alimentare che ci costringa a girare con i contenitori di cibo in borsa è infruttuoso, meglio è invece il ragionare su come gestire gli incontri con parenti e amici.
Una dieta dovrebbe tener conto del piacere. Una dieta è tanto più efficace quanto più preserva il piacere. A poco vale la privazione, poiché la ricerca del godimento è insita nell’uomo. Una dieta triste terminerebbe con la ricerca spasmodica di nuova gratificazione.
Non c’è dieta senza pasto libero. Il pasto libero è funzionale al corpo, evitando flessioni del metabolismo, e alla mente, dando una boccata di respiro alla dieta. In più è molto importante allenarsi anche durante la dieta a provare le leccornie (una pizza, un gelato o una birra ad esempio) per poi trovare la forza e la costanza di riprendere il percorso.
Una buona dieta non è sempre “troppo virtuosa”. Lo diceva Ippocrate, “è preferibile un cibo anche un po’ nocivo ma gradevole, a un cibo indiscutibilmente sano ma sgradevole”.
Attenzione agli alimenti e alle situazioni scatenanti. Non è sempre valido il discorso mangia un pò di tutto, ci sono degli alimenti ai quali, alcuni di noi, non riescono a dire basta. Un pacco di biscotti aperto, una tavoletta di cioccolata potrebbero scatenare abbuffate. Pertanto se un alimento viene riconosciuto dalla persona come scatenante, non portiamoci il “nemico” in casa, tanto vincerebbe lui (almeno agli inizi). Lo stesso vale per le situazioni scatenanti, come ad esempio quella di scegliere la via che ci conduca davanti la nostra pizzeria o gelateria preferita. Meglio cambiare strada!
Le scivolate si perdonano. Non siamo perfetti e oltre ai successi dobbiamo mettere in conto anche le defezioni. Se “scivoliamo” e cediamo ad una tentazione, perdoniamoci e andiamo avanti! Il corpo non è una calcolatrice che tiene conto in maniera millimetrica di un eccesso calorico momentaneo.
Stravolgi ogni tanto le regole. Non c’è (pseudo)regola che non possa essere stravolta con gli opportuni accorgimenti del caso. Un piatto di pasta di sera, la frutta dopo il pasto o un pezzo di cioccolata di pomeriggio possono essere una realtà, anche quando si sta a dieta.
Il conclusione a poco vale una dieta perfetta se non è ragionata e di buonsenso.